non lo so se è meglio vivere che scrivere. so che scrivo perchè, forse, non so vivere...R. Vecchioni
giovedì 29 dicembre 2011
ns1
mercoledì 30 novembre 2011
...
L'impotenza.
La disperazione.
L'indecisione, la paura.
Nero, buio che sovrasta il sereno.
Il cielo piange, io piango.
Lacrime salate che fanno bruciare
le ferite del cuore.
E attendo
Ero così stanca che presi borsa e tutto il resto e scesi senza nemmeno specchiarmi. Alquanto strano.
Arrivai alla fermata ansimante, e con mia grande sorpresa non c’era ancora nessuno.
Logico.
Erano solo le sette e venti del mattino.
Rimasi lì, ferma a bestemmiare e a pensare che sarei potuta restare a letto più a lungo, o perlomeno uscire con meno fretta.
Maledetto orologio.
L’aria era intrinseca di umidità, freddo. Entrava nelle ossa per la sua densità. Odiavo l’umidità, e non solo perché fa arruffare i capelli. Era l’ennesimo motivo per prendere ed andare a casa a rimettermi a letto, ma dopotutto era l’ultimo giorno prima delle vacanze di Natale, finalmente.
Quindi, senza pensarci ulteriormente, rimasi lì a contemplare la scenetta che mi si presentava davanti.
Ogni tanto passava un’automobile e mi divertivo a spiare le persone che guidavano.
Erano le sette del mattino, i visi della gente a quell’ora della giornata raccontavano la loro personalità.
Mi stufai subito del mio passatempo precario. Presi a seguire le foglie che spostate dal vento scivolavano ai bordi della strada. Ne seguivo una in particolare con la coda dell’occhio. Era variopinta, un misto tra verde e arancione: doveva essere appena caduta.
Seguivo i suoi movimenti strani e sinuosi.
Ma ad un certo punto - crac - una macchina l’assalì.
Non so perché ma quell’immagine mi rovinò la giornata.
martedì 22 novembre 2011
utopisticamente parlando
Caro X,
Ti cerco. Negli occhi dei passanti, dei conoscenti. Al parco. In piazza. In casa affianco alla finestra aperta. Si vedono alberi che stanchi perdono foglie come un vecchio i capelli. In quelle foglie ti cerco, nei turbini creati dal vento caldo che alza le gonne delle donne e fa volare cappelli ai signori in frac. Il cielo grigio sopra di me - noi - mi consola: è una coperta che ci avvolge entrambi, è un manto steso sulle nostre teste, viviamo sotto lo stesso tetto, devo solo continuare a cercarti.
Non ti conosco, ma se t'incontrassi per la via saresti già mio. Come posso cercare qualcuno di cui non ho mai visto neanche il volto?
Non importa, so che ci sei e continuo ad aspettarti.
Già immagino i tuoi passi lenti e cauti verso di me: armonia eterna rotta dal rassicurante suono della tua voce.
"Sono qui."
E lo dici avvicinandoti a me, china a raccogliere una delle tante lettere scritte nell'attesa infinita di te.
Ho immaginato tutto: non hai parlato.
Mi fissi negli occhi aspettando risposte a domande mai fatte. Le trovi, le trovo tutte.
In quell'iride azzurra il mare ha versato le sue gocce più belle, solo per te. Attorno, il bianco delle nuvole si fonde col mare: è la perfezione. Gelido, costante il tuo sguardo sembra imbavagliarmi con forza inaudita, impedendomi qualsiasi commento, parola.
T'ho aspettato una vita, a che serve rompere il silenzio ora? Tutto ciò che avevo da dirti l'ho scritto su carta. Post-it sul frigorifero, tovagliette da ristorante, salviettine da bar, t'ho detto tutto di me e sempre. Sai già tutto. A che serve parlare? Il tempo di raccogliere un foglio, bere un caffè. E sei andato via.
"Il mio amore per te non svanirà col passare del tempo come l'oro dei capelli"
Continuo a cercarti.
Clorinda
Ti cerco. Negli occhi dei passanti, dei conoscenti. Al parco. In piazza. In casa affianco alla finestra aperta. Si vedono alberi che stanchi perdono foglie come un vecchio i capelli. In quelle foglie ti cerco, nei turbini creati dal vento caldo che alza le gonne delle donne e fa volare cappelli ai signori in frac. Il cielo grigio sopra di me - noi - mi consola: è una coperta che ci avvolge entrambi, è un manto steso sulle nostre teste, viviamo sotto lo stesso tetto, devo solo continuare a cercarti.
Non ti conosco, ma se t'incontrassi per la via saresti già mio. Come posso cercare qualcuno di cui non ho mai visto neanche il volto?
Non importa, so che ci sei e continuo ad aspettarti.
Già immagino i tuoi passi lenti e cauti verso di me: armonia eterna rotta dal rassicurante suono della tua voce.
"Sono qui."
E lo dici avvicinandoti a me, china a raccogliere una delle tante lettere scritte nell'attesa infinita di te.
Ho immaginato tutto: non hai parlato.
Mi fissi negli occhi aspettando risposte a domande mai fatte. Le trovi, le trovo tutte.
In quell'iride azzurra il mare ha versato le sue gocce più belle, solo per te. Attorno, il bianco delle nuvole si fonde col mare: è la perfezione. Gelido, costante il tuo sguardo sembra imbavagliarmi con forza inaudita, impedendomi qualsiasi commento, parola.
T'ho aspettato una vita, a che serve rompere il silenzio ora? Tutto ciò che avevo da dirti l'ho scritto su carta. Post-it sul frigorifero, tovagliette da ristorante, salviettine da bar, t'ho detto tutto di me e sempre. Sai già tutto. A che serve parlare? Il tempo di raccogliere un foglio, bere un caffè. E sei andato via.
"Il mio amore per te non svanirà col passare del tempo come l'oro dei capelli"
Continuo a cercarti.
Clorinda
martedì 18 ottobre 2011
illusioni
Quando tutto inizia senza che tu ne sappia nulla. Come la vita. Nessuno che ti abbia chiesto ehy ti va di vivere? Che ne sanno loro. ti fanno vivere e basta; non vedono l’ora di vestirti come una bomboniera e portarti a spasso con i palloncini e le caramelle in mano. Potrebbe essere giusto così, nessuno dovrebbe decidere da sé se venire al mondo o meno. Altrimenti credo che questo sarebbe un posto desolato.
Fatto sta che ti ci ritrovi su questa terra e se proprio devi viverci, cerchi di farlo bene. Ma ti hanno ingannato, non è come dicevano loro. Affatto. Passi metà della tua vita come vogliono fartela credere e tutt’a un tratto dove sono spariti i palloncini? Le caramelle? I sorrisi sui volti delle persone diventano ghigni, tutti uguali e misteriosi, tutti pronti a colpirti con pugnalate di parole, come avvoltoi sulla carcassa. E i castelli rosa delle principesse diventano mini appartamenti dove sei costretto a vivere e a pagare l’affitto. Questo non me l’avevano detto, quando mi hanno fatto nascere. Non mi avevano detto nemmeno delle madri picchiate, dei figli ammazzati per la fame, dei figli che ammazzano e dei padri che muoiono per una parola non detta. A te avevano parlato della morte? Come te l’avevano presentata? A me avevano detto che era un lungo sonnellino, e che solo il bacio dal vero amore poteva salvarci da essa. Mi avevano detto che bisognava aspettare giorni mesi anni quando era necessario. Però il bene vinceva sempre e l’amore vero arrivava sempre prima o poi. Perché mi han detto così? Io di fanciulle morte ad aspettare il bacio non le ho viste. Qui, nella vita, le fanciulle morte le buttano. Le buttano insieme agli altri. Non aspettano il principe che venga a svegliarle. Loro le buttano e basta. E prima di buttarle sembra che le mandino al circo a far vedere a tutti com’era la loro vita. E la gente sembra anche buona, quando prova pietà. E mentre piangono le loro tasche si gonfiano. Mi sa che qui non ci sto bene. io chiedo dove vanno le persone che muoiono mi rispondono sono li in cielo e ci guardano, io credo che abbiano di meglio da fare, le persone che muoiono.
Fatto sta che ti ci ritrovi su questa terra e se proprio devi viverci, cerchi di farlo bene. Ma ti hanno ingannato, non è come dicevano loro. Affatto. Passi metà della tua vita come vogliono fartela credere e tutt’a un tratto dove sono spariti i palloncini? Le caramelle? I sorrisi sui volti delle persone diventano ghigni, tutti uguali e misteriosi, tutti pronti a colpirti con pugnalate di parole, come avvoltoi sulla carcassa. E i castelli rosa delle principesse diventano mini appartamenti dove sei costretto a vivere e a pagare l’affitto. Questo non me l’avevano detto, quando mi hanno fatto nascere. Non mi avevano detto nemmeno delle madri picchiate, dei figli ammazzati per la fame, dei figli che ammazzano e dei padri che muoiono per una parola non detta. A te avevano parlato della morte? Come te l’avevano presentata? A me avevano detto che era un lungo sonnellino, e che solo il bacio dal vero amore poteva salvarci da essa. Mi avevano detto che bisognava aspettare giorni mesi anni quando era necessario. Però il bene vinceva sempre e l’amore vero arrivava sempre prima o poi. Perché mi han detto così? Io di fanciulle morte ad aspettare il bacio non le ho viste. Qui, nella vita, le fanciulle morte le buttano. Le buttano insieme agli altri. Non aspettano il principe che venga a svegliarle. Loro le buttano e basta. E prima di buttarle sembra che le mandino al circo a far vedere a tutti com’era la loro vita. E la gente sembra anche buona, quando prova pietà. E mentre piangono le loro tasche si gonfiano. Mi sa che qui non ci sto bene. io chiedo dove vanno le persone che muoiono mi rispondono sono li in cielo e ci guardano, io credo che abbiano di meglio da fare, le persone che muoiono.
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